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    Graphic design and graphic designers in Milan, 1930s to 1960s

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    Graphic design holds a marginal position in the Italian design historiography in relation to industrial design. Often written by and for graphic designers, histories have tended to concentrate on changes in graphic styles as exemplified in works by prominent designers or the visual communication strategies of major companies. By contrast, this thesis addresses the organisation of the graphic design profession in Milan, from the interwar period to the mid-1960s. Key aspects explored include: graphic design’s mutable meanings and practices; formal and informal educational practices; graphic designers’self-identification with a new profession; and the structures they created to organise and make their practice visible. A focus on dialogue and negotiation between different interest groups stresses the relational and contingent nature of design professions. The thesis asks whether Milan’s graphic practitioners capitalised on modernist ideas such as standardisation, universalism, objectivity and functionalism to distance themselves from graphic arts and advertising, and enable re-categorisation within design. Thus, it problematises the relationship between professionalisation and international modernism, within the specific context of industrial structures in Milan and the hierarchy of design practice in twentieth-century Italy more broadly. The thesis provides an original retelling of stories often taken for granted, and looks behind individual designers and big companies to uncover overlooked narratives. Five chapters addressing the Scuola del Libro and the Cooperativa Rinascita in Milan, the ISIA in Monza, the Milan Triennale, the Studio Boggeri and the associations AIAP and ADI draw attention to educational issues, design practice, professional organisations, networks and mediating channels that have defined, legitimised, represented, advanced, contrasted, and articulated the graphic design profession in Milan. The argument is built on close scrutiny of archival material and other primary sources, including extensive visual material and oral interviews. Methodologies derive principally from history of design and visual culture, and place great emphasis on visual analysis. Visual artefacts are approached both as visual expressions of design methodologies and aesthetic principles and, drawing on actor-network-theory, as three-dimensional actors that interact with people and other artefacts. Despite focusing on the local, the thesis draws on global design history as a methodology by taking into account the dynamic and multi-directional movement of people, ideas, and artefacts within transnational circuits. Building on sociological stances, it approaches professions as socially constructed concepts and argues that professional identities are constantly in formation and require continual adaptation to shifting environments, agendas and design discourses.The thesis aims to offer neither a comprehensive history of Italian graphic design nor a final assessment of its professionalisation. Rather, it prioritises the process of professionalisation, by stressing tensions and contradictions, and by following practitioners’ struggle to articulate what graphic design is. The originality and potential impact of the thesis lie in its endeavour to present a closely-articulated history of the graphic design profession in Milan that draws attention to economic, industrial, political, social and technological contexts, and to propose this as a template for the writing of graphic design history. Furthermore, it provides a historically-integrated, archive-based, outward-looking model for graphic design history as an integral part of the history of design

    LA FORMA (DIS)CONTINUA DELL’ANTICO. Sulla scrittura architettonica in ambito archeologico.

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    Lo studio affronta un tema strettamente legato al progetto d'architettura – il rapporto fra nuovo ed antico – con particolare riferimento ai manufatti archeologici, i più segnati dall'azione del tempo che ha lasciato in essi segni estesi e spesso incolmabili. In un ambito di ricerca in cui l'individualità dei casi prende spesso il sopravvento sui caratteri di ricorrenza che pure esistono, lo studio non è stato affrontato con l'obiettivo di definire un repertorio di esempi o una semplice comparazione, ma con l'intento di comprendere quali opportunità si offrano al progetto contemporaneo e quali le strategie e gli strumenti più adatti allo scopo, anche attingendo da altri campi dell'arte in cui il lavoro creativo sui materiali residuali ha prodotto negli anni recenti risultati di grande interesse. Ciò ha presupposto la volontà di rivolgere uno sguardo nuovo nei confronti dei reperti del passato, considerandoli non più solo delle preziose testimonianze da tutelare e far conoscere, ma anche materiali utili per l'architettura che possono tornare a vivere attraverso il progetto. L'indagine si è soffermata, in particolare, sul concetto di architettura come testo e come forma di linguaggio, per analizzarne le strutture sintattiche e indagarne le questioni semantiche. Progettare in un contesto antico significa, infatti, stabilire un dialogo con i resti del passato sulla base di un linguaggio ed un senso comune e ciò pone inevitabilmente questioni di interpretazione, risemantizzazione, integrazioni. L'accostamento del progetto d'architettura alla semiologia e allo studio dei segni, ha consentito anche di orientare lo studio verso le possibili sintassi progettuali per individuare le più idonee in ambito archeologico. Contro l'idea che l'architetto debba solo preoccuparsi di garantire la sopravvivenza e la trasmissione delle testimonianze storiche, con interventi minimi, reversibili e riconoscibili, la tesi si è proposta, dunque, l'obiettivo di definire i capisaldi di un nuovo approccio al progetto nei contesti antichi che consenta di restituire alle rovine un nuovo valore estetico, culturale e d'uso

    Archite(s)tura, Testi e pre-testi di architettura per la rovina

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    The contribution is about the concept of architecture as a text, analyzing its syntactic structures and its semantic questions. Specifically, it is emphasized how the project for the ruin establishes a dialogue with the ancient remains on the basis of a language and a common sense, through interpretations, resemantizations and integrations. The combination between architecture and semiology allows us to identify - case by case - possible design syntaxes in the archaeological field. Abandoning the idea that the architect should only guarantee the survival and the transmission of historical evidence with minimal, reversible and recognizable interventions, it is necessary to define a methodological approach that returns to the ruins a new aesthetic, cultural and use value.Il contributo si interroga sul concetto di architettura come testo, per analizzarne le strutture sintattiche e le questioni semantiche. Nello specifico, si sottolinea come il progetto per la rovina stabilisca un dialogo con i resti antichi sulla base di un linguaggio ed un senso comune, attraverso interpretazioni, risemantizzazioni e integrazioni. L’accostamento dell’architettura alla semiologia consente di individuare - caso per caso - le possibili sintassi progettuali idonee in ambito archeologico. Abbandonando l’idea che l’architetto debba solo garantire la sopravvivenza e la trasmissione delle testimonianze storiche con interventi minimi, reversibili e riconoscibili, è necessario definire un approccio metodologico che restituisca alle rovine un nuovo valore estetico, culturale e d’uso

    Le indagini difensive nel procedimento penale

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    La legge 7 dicembre 2000 n. 397 ha predisposto un complesso organico di norme regolatrici dei diritti, delle facoltà e anche dei doveri del difensore penalista nello svolgimento delle investigazioni difensive. Il presente studio, infatti, ha voluto analizzare lo svolgimento delle attività consentite al difensore dai primi codici dell’Italia unita fino ad oggi, mettendo in evidenza come la nuova legge che ha introdotto finalmente nel codice di procedura penale al libro V, il titolo VI bis, 9 articoli ( 391 bis – 391 decies) tutti dedicati alle investigazioni difensive, abbia codificato e riconosciuto, per la prima volta, il diritto di difendersi indagando in ogni stato e grado del procedimento, riequilibrando così quella dovuta parità delle armi tra accusa e difesa nell’ottica di garanzia di un giusto processo

    SINTESI E VALUTAZIONE FARMACOLOGICA DI NUOVE MOLECOLE DUALI PER LA TERAPIA DEL MORBO DI ALZHEIMER

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    La malattia di Alzheimer (AD) è un disordine neurodegenerativo progressivo che rappresenta la più comune forma di demenza nelle persone anziane. Questa incurabile malattia neurodegenerativa è caratterizzata da perdita progressiva della memoria e del linguaggio. L’AD è un disordine multifunzionale la cui patogenesi è influenzata da numerosi fattori quali ad esempio un decremento dei livelli di acetilcolina (ACh), la formazione di placche β amiloidi e di grovigli neurofibrillari, le disfunzioni mitocondriali e un esteso danno ossidativo; tutto ciò è associato a necrosi di cellule nervose in diverse aree del cervello essenziali in molte abilità mentali. In considerazione del fatto che le terapie farmacologiche per l’AD indirizzate verso un unico target molecolare risultano attualmente insoddisfacenti e tenendo presente che lo stress ossidativo costituisce un fattore patologico importante nella patogenesi dell’ AD, in questa tesi di laurea sono state sintetizzate nuove molecole multifunzionali che dovrebbero essere in grado di agire simultaneamente su più target biologici coinvolti nella patologia stessa quali ad esempio il sistema colinergico (AChE e BuChE) e lo stress ossidativo. In particolare le molecole sintetizzate sono state ottenute: • Attraverso la combinazione di inibitori dell’AChE e di un composto ad azione antiossidante • Attraverso la combinazione di un inibitore dell’AChE e di una porzione molecolare capace di chelare metalli quali Cu, Fe, che contribuiscono allo stress ossidativo

    Heterogeneous effects of spinoff foundations on the means of technology transfer: the role of past academic-industry collaborations

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    Focusing on the Italian population of academic entrepreneurs, we analyze the effect of establishing a spinoff firm on researchers' attitudes towards carrying out other activities in collaboration with firms, namely, co-publishing and co-patenting. We investigate the heterogeneity in this effect in terms of existing collaborations with firms in the pre-spinoff period. Using a counterfactual analysis on subgroups, we verify that academic entrepreneurs with previous publications with firms diminish their co-publishing and increase their co-patenting after founding a spinoff. Conversely, academic entrepreneurs who had no previous publications with firms increase their co-publishing and decrease their co-patenting. We maintain that such results are related to academics' learning processes connected with their previous technology transfer activities. The policy implications are related to technology transfer aims and contradict the idea that promoting spinoffs is an appropriate "one-size-fits-all" initiative
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